post più famosi

venerdì 3 dicembre 2010

le maiuscole

Le maiuscole in italiano si usano:

a inizio frase;

in presenza di un nome proprio di persona animale o cosa;


quando scrivere in maiuscolo ha un valore distintivo ( Borsa di Milano da non confondere con una borsa -qualsiasi- di Milano) come riportato da claudine nel thread "Stato dell'Oregon:maiiuscolo o minuscolo?";

per distinguere un popolo antico da uno moderno (i Romani antichi daii romani odierni,i Greci antichi dai greci contemporanei);

alternate alle minuscole per i nomi di popoli al plurale(i tedeschi ma anche i Tedeschi)-al singolare quasi esclusivo l'uso del minuscolo-;

per indicare un particolare rispetto(ad esempio nelle corrispondenze epistolari Vostra Eccellenza; per rivolgersi alle autorita : Sua Maestà,il Presidente del Consiglio ect.);

davanti al soprannome con cui un personaggio è chiamato un personaggio(nome proprio) per antonomasia(il Cannibale-Merckxz-,l'Avvocato-Agnelli-);

"quando una parola a una sequenza di parole indicano non un concetto ma un individuo,un ente concreto e unico" secondo "la maggior o minore sensibilità psicologico o linguistica dello scrivente"(Luca Serianni e Giovanni Nencioni-La crusca per voi ,n°2/Accademia della Crusca).

la punteggiatura

Nella lingua italiana i principali segni di punteggiatura sono:[1]

il troncamento

Il troncamento (chiamato anche apocope) consiste nella eliminazione di una vocale (?) o di una sillaba (?) finale di una parola dinanzi ad altra parola che cominci per vocale o per consonante.
Il troncamento è possibile:
a) con parole di più sillabe;
b) quando la parola da troncare è di numero singolare; non si troncano pertanto popoli, signori, quelli, che sono plurali;
c) quando dinanzi alla vocale finale ci sia una delle seguenti consonanti (?) : l, n, r e raramente m. Ad esempio, bel bambino, buon mattino, signor presidente;
d) quando la parola seguente non cominci con s impura, z, x, gn, ps. Quindi, vanno evitate forme come un psicologo, bel gnocco, quel zio, gran schiaffo;
e) quando la vocale finale è solitamente una e o una o; se è una a, la parola si tronca solo in ora (or ora), suora (suor Anna) e nei composti di allòra e ancòra.

Il troncamento è obbligatorio:
  • con uno e composti (alcuno, nessuno, ciascuno, ecc.) davanti a parole maschili inizianti per vocale o consonante (eccetto s impura, z, gn, ps). Ad esempio, un uomo, alcun pensiero, nessun dubbio, ciascun anno (ma uno scolaro, alcuno gnomo, nessuno zingaro vanno scritti in questa forma). Con i nomi femminili avremo elisione (?): un'anima, alcun'azione, nessun'invidia;
  • con buono davanti a vocale o consonante: ad esempio, un buon amico, un buon cavallo;
  • con bello e quello solo davanti a consonante (eccetto s impura, z, gn, ps): bel giovane, quel signore (ma bello spettacolo va scritto in questa forma).
Si ha ancora il troncamento:
  • con tale e quale davanti a vocale e consonante: qual governo, qual potere, tal attesa, tal cosa;
  • con l'aggettivo grande innanzi a nomi maschili e femminili al singolare e al plurale, e a verbi con funzione di nomi: gran fardello, gran sorpresa, gran cose, gran discutere. Davanti ad una parola che comincia per vocale va invece eliso. Dunque non gran affare, gran usuraio, gran onore, ecc., ma grand'affare, grand'usuraio, grand'onore o - meglio - grande affare, grande usuraio, grande onore;
  • con santo davanti a nome proprio cominciante con consonante: san Carlo, san Giovanni (ma santo Stefano, ad esempio, è la forma da utilizzare);
  • con frate davanti a nome proprio cominciante con consonante: fra Cristoforo;
  • con suora davanti a nome proprio: suor Angela, suor Teresa.

Di regola il troncamento non richiede l'apostrofo che, invece, nell'elisione (?) viene messo al posto della vocale elisa; ma non mancano troncamenti che comunque richiedono l'apostrofo.
Si veda la sottostante tabella.

Imperativi tronchiAltri troncamenti
da' (= dai) be' (= bene) be', andiamo
di' (= dici) ca' (= casa) Ca' Foscari
fa' (= fai) fe' (= fece) fe' cenno col capo
sta' (= stai) mo' (= modo) a mo' di esempio
va' (= vai) po' (= poco) un po' di zucchero
.... te' (= tieni) te'questi soldi
.... to' (= togli) to', prendi
... ve' (= vedi) ve', chi arriva!


Talvolta nelle preposizioni articolate (?) ai, dei, dai si sostituisce la i finale con un apostrofo: a' sordi, de' figli, da' monti, sebbene queste forme tendano a scomparire. Resta comunque il troncamento dell'infinito: volger lo sguardo, cambiar parere, parlar chiaro, non dir sciocchezze, ecc.
Resistono troncamenti di parole che fanno corpo con la parola che segue, anche quando sono scritte separatamente: buon gusto (buongusto), belvedere, malessere, bel canto (belcanto), malumore, buon costume (buoncostume), ecc.
Si hanno inoltre troncamenti in certe espressioni mediche, geografiche, tecniche e nel cerimoniale di certi titoli e riti: mal di denti, dolor di schiena, Mar Caspio, Mar Tirreno, l'imposizion delle mani, l'onor delle armi, l'ingegner Guidotti. La lingua italiana d'oggi non abbonda, comunque, di troncamenti.